Dopo aver riflettuto sulla “relatività del tempo” e sulle opportunità “ad effetto sorpresa”, vorrei analizzare un terzo spunto di riflessione: la CASA.
Ho sempre avuto una specie di ossessione per le case. Non perché io sia maniaca del pulito e dell’ordine, questo assolutamente no! Anzi. Sarebbe infatti più corretto definirla passione: sono attratta dalle case come le api dal miele. Mi rilassa pensare a disposizione diverse dei mobili, immaginare balconi e terrazzi, nuove planimetrie, colori e misure, ristrutturazioni… ma, durante il lockdown, ho capito quanto fosse importante amare soprattutto la mia di casa.
Durante quelle settimana di “clausura”, la casa si è trasformata in un nido, in un nascondiglio protettivo…è diventata il nostro mondo. Tutto l’indispensabile ed anche il superfluo doveva essere lì, perché da lì non si poteva uscire.
E’ stato un processo automatico spostare il punto focale dall’estetica alla necessità ed ho iniziato a chiedermi se il mio appartamento fosse davvero il posto giusto in cui vivere.
Ognuno ha esigenze diverse e la casa deve rispondere positivamente alla maggior parte di esse che possono mutare nel tempo sulla base della quotidianità. Ci sono momenti della vita in cui non ci interessa avere un balcone e momenti in cui desideriamo disperatamente un terrazzo; periodi in cui ci basta un monolocale e altri in cui vorremmo un castello (in questo caso, non so voi, ma dovrei abbandonare l’idea almeno per le prossime 1000 vite). Una postazione di lavoro è necessaria? Una tavolo in cucina oppure una penisola? Sedie o panche? Stanze separate oppure open space?
E’ possibile quindi che alle stesse domande si possa rispondere diversamente con il trascorrere del tempo oppure che la nostra casa sia perfetta così e che sempre lo sarà.
Il mio animo mutevole non lascia pace alla mia casa ( e nemmeno a mio marito). Le stanze sono sempre in divenire…basta poco per cambiarne l’essenza…fino a quando non sarà necessario una decisione più drastica
E voi, come vedete la vostra casa?
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